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Girls just wanna have rights: la condizione di bambine e ragazze negli scenari di guerra

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Una ragazza si guarda intorno mentre è circondata da macerie di edifici - credit @UNICEF

di Emma Biolchini

Nel tempo in cui voi domani vi sveglierete, farete colazione, andrete al lavoro e cenerete per poi andare a dormire, nelle zone del mondo attraversate da un conflitto saranno morte, secondo UN Women, 500 ragazze e bambine a causa di complicazioni date da mancanza di strumenti necessari durante il parto e dall’età spesso non matura per affrontare una gravidanza. Secondo i rapporti UNICEF, in quegli stessi territori, una ragazza su 4 tra i 15 e i 19 anni ha subito violenza sessuale da un partner, e 1 ragazza su 5 tra i 20 e i 24 anni è stata sposata da bambina.


Oggi è l’11 ottobre, ossia la giornata internazionale delle bambine, e mentre io scrivo questo articolo comodamente dal mio pc, nella mia casa, circondata da libri, non posso non pensare a qualsiasi ragazza e bambina che, in questo momento, si trova sotto le bombe con l’unica speranza di sopravvivere.


La Giornata Internazionale delle Ragazze (Day of the Girl Child) è stata istituita dalle Nazioni Unite nel dicembre 2011 per aumentare la consapevolezza sulle problematiche vissute oggi da ragazze e bambine, e celebrata per la prima volta nel 2012.

Sin dal 1981 i paesi delle Nazioni Unite si sono impegnati a rispettare la CEDAW, ossia la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.

Negli anni '90 i leader mondiali si sono ritrovati per creare una tabella di marcia per raggiungere la parità di diritti per le donne e le ragazze, nota come Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino, che è diventata l’agenda globale più ampiamente approvata per i diritti delle donne. In questo contesto internazionale, va riconosciuta anche la mobilitazione dell’organizzazione non governativa Plan International, che si adoperò già dalla fine degli anni ’90 per riconoscere l’11 ottobre come giornata di sensibilizzazione per la difesa dei diritti delle bambine.


Ma torniamo a me. Esattamente un anno fa, a Roma, partecipavo insieme a YOUNICEF all’incontro con Andrea Iacomini dal nome ‘Girls just wanna have… rights!’, un incontro sul tema della parità di genere con 60 ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia. Si creò uno spazio di discussione e confronto per richiamare l’attenzione e ribadire la centralità dei diritti delle bambine e delle ragazze, con l’obiettivo di compiere ulteriori progressi nel loro processo di emancipazione.

A un anno di distanza, non posso non riflettere sulla condizione vissuta da donne, ragazze e bambine nelle situazioni di conflitto odierne. Oggi Gaza è uno dei luoghi maggiormente colpiti dalla crisi umanitaria, e in questa situazione drammatica, le donne affrontano sfide specifiche: oltre al peso del conflitto, sono spesso sole nella gestione della famiglia e la sopravvivenza dei figli.


La guerra accentua le disuguaglianze di genere. A Gaza, ad esempio, l’accesso all’acqua è gravemente compromesso, e gestire il proprio ciclo mestruale diventa una emergenza nell’emergenza perché gli assorbenti igienici praticamente non si trovano. ActionAid ha appreso che alcune donne sfollate che vivono a Rafah sono così disperate che tagliano piccoli pezzi dalle tende su cui fanno affidamento per ripararsi dal freddo e dalla pioggia per usarli come sostituti degli assorbenti, rischiando però di contrarre infezioni.

Un recente rapporto dell’8 giugno 2025 delle Nazioni Unite illustra perfettamente come, nella situazione attuale, avere le mestruazioni a Gaza è diventato un incubo. L’UNFPA (United Nations Population Fund) avvisa che la mancanza di acqua, il mancato accesso a prodotti mestruali e sapone rende impossibile alle donne vivere le mestruazioni con dignità. Conseguentemente, le ragazze sono costrette ad improvvisare: al posto di assorbenti vengono utilizzati pezzi di vestiti, spugne, vecchi tappeti.


Ho strappato la mia unica maglietta cosicché le mie figlie potessero utilizzarla invece di utilizzare assorbenti"’, ha condiviso un padre di 4 figli in Jabalia. Il peso psicologico è tremendo: ‘ogni volta che arrivano le mie mestruazioni, vorrei non essere una ragazza", ha detto una delle figlie. Queste dovrebbero essere delle esperienze naturali, non una fonte di stress, dolore e imbarazzo. Prima del blocco totale, nel 2023, imposto da Israele, UNFPA era riuscito a far arrivare a Gaza materiale igienico sanitario per le mestruazioni e kit per il post-parto. Ma adesso che il blocco impone che nulla può entrare a Gaza, neanche beni di prima necessità, le ragazze sono sole.


La guerra non ha lo stesso impatto su tutte le persone. Le donne, le bambine sono esposte a maggiori rischi, le disuguaglianze strutturali e le discriminazioni che le donne subiscono e affrontano anche prima del conflitto si amplificano ulteriormente. Aumentano i casi di violenza domestica e sessuale, con rischi di sfruttamento sessuale delle persone minorenni per garantire la sopravvivenza.

Purtroppo, questo non riguarda soltanto la Palestina, ma tanti altri scenari di conflitto nel mondo.

Le guerre più disastrose, non sono solo quelle che sentiamo ogni giorno al telegiornale, ma anche quelle che si compiono in silenzio lontano dai riflettori, come nel caso del Sudan: durante i due anni di guerra civile le Forze di supporto rapido hanno sottoposto ragazze e bambine a una diffusa violenza sessuale per affermare il controllo sul paese. Amnesty ha documentato due casi di schiavitù sessuale a Khartoum, tra cui uno in cui una bambina ha raccontato che le truppe delle Forze di supporto rapido l'hanno tenuta prigioniera in una casa per un mese, violentandola quasi quotidianamente.


E mentre ogni giorno una bambina, magari più intelligente di me, che ha passato la sua vita nella speranza di un futuro fatto di amore, amicizia, studi e famiglia, si trova sotto le bombe, io cosa posso fare, se non prestarle la mia voce per condividere la sua storia?

Ciò che noi, nelle nostre comode case, possiamo fare, oltre donare a enti come l’UNICEF, è condividere le storie di queste ragazze e bambine, amplificare la loro voce, sostenere il cambiamento e i loro diritti e non smettere mai di credere in loro.


Care ragazze, siete la resilienza del mondo, siete il grido di resistenza che i governi a volte rifiutano di ascoltare. Ma io vi sento, e non smetterò mai di credere in voi.

Riprendendo le parole della femminista Carla Lonzi sulle donne ‘noi siamo il passato oscuro del mondo, noi realizziamo il presente’, ogni vostra lotta, ogni vostra azione di ribellione sarà sempre un enorme contributo per il femminismo e per il cambiamento.

Non vi dirò di essere forti, perché so che lo siete già, ma mi impegno a farvi la promessa che finché ogni bambina nel mondo non sarà libera e felice, finché tutte le bambine non avranno pari diritti, allora nessuna lo sarà, perché il femminismo non è un movimento internazionale, ma planetario.

 



FONTI





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Le opinioni riportate negli articoli di questo blog non riflettono necessariamente le posizioni ufficali dell’UNICEF ma sono espressione libera dei e delle giovani Bloggers

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