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Immagine del redattoreVictoria Romano

LETTERA A UNA FIGLIA. Quale futuro per le donne Afghane?

Aggiornamento: 31 ott 2021

(English version below)

Sono stata molto colpita dai recenti drammatici fatti collegati al ritiro delle forze armate statunitensi dall’Afghanistan e dagli effetti della presa del paese da parte dei gruppi estremistici sulla condizione dei diritti delle bambine e delle donne.

Quale futuro spetterà loro se saranno davvero private del diritto all’istruzione?


Guardando le immagini delle ragazze segregate a scuola e nelle loro classi ho immaginato di scrivere una lettera che facesse da seguito al romanzo "Mille splendidi soli", di Khaled Hosseini, che ho avuto modo di studiare a scuola.


Mi sono immedesimata in Laila, una delle protagoniste della storia, che scrive a sua figlia Mariam nel giorno del suo 15° compleanno. Nella lettera Laila descrive a sua figlia l'importanza del suo ruolo di donna nell'Afghanistan del 21° secolo, e di come lo studio sia l’unica arma che le donne oggi possiedono per uscire dalla loro condizione di segregazione, seppure soltanto con la loro mente e le loro idee.


Laila infatti alla fine del romanzo di Housseini sceglie di diventare una insegnante e di dedicare la sua vita ai bambini del suo paese. Ho immaginato che Laila fosse determinata a diffondere conoscenza e motivazione a sua figlia tanto quanto farebbe con i suoi studenti, evocando il potere della femminilità, anche nella situazione drammatica di un paese dilaniato dalle guerre e dall’oppressione come l'Afghanistan. Ho immaginato la piccola Mariam come specchio delle giovani afghane di oggi che desiderano istruzione, opportunità professionali e una società con meno restrizioni.


MA mi angoscia la difficile realtà’ delle ragazze afghane, poco più grandi o poco più piccole di me, sorelle con un destino avverso che si vedono negare oggi il diritto allo studio in nome di un ideale politico o religioso che le discrimina. Come possiamo proteggerle? Come possiamo non farle sentire sole e indifese?

Me lo chiedo ogni giorno e al futuro rivolgo la mia preghiera di speranza e salvezza.


Mia amata figlia,

Ti scrivo oggi, nel giorno del tuo quindicesimo compleanno. Ora sei abbastanza grande per conoscere la storia del tuo nome, che è legata alla storia della donna a cui un tempo apparteneva.


So di non essere una madre perfetta; non mi è mai stato insegnato come esserlo. Forse è stata l'unica lezione che mio padre non mi ha mai insegnato.


Mia madre, che a malapena mi parlava, non avrebbe mai potuto insegnarmi ciò che ho imparato nei pochi anni trascorsi con Mariam. Con lei, mi è stata data un'altra possibilità, la possibilità di allevarti nel modo giusto e voglio raccontarti questa storia per aiutarti a capire chi sei, e l'importanza del tuo ruolo in questo nostro Paese, ora che sei diventata una donna.


Mentre scrivo questa lettera, posso sentire mio padre che ci guarda dall'alto con approvazione. Ricordo ancora le sue parole, che mi insegnavano che potevo essere tutto ciò che volevo. Solo ora, come madre e come insegnante, mi rendo conto dell'importanza delle sue speranze per me.


Mariam ed io eravamo molto diverse. Dal giorno in cui sono diventata soggetto dei desideri di Rashid, siamo diventate rapidamente rivali. Io ero giovane e ingenua, e mi ci è voluto del tempo per vederla per quello che era veramente.


Sebbene nessuna di noi due se lo sarebbe aspettato, nonostante tutto l'odio, Mariam è diventata come una madre per me. Mentre condividevamo le nostre storie, ci rendevamo conto che il legame che avevamo era speciale, qualcosa che nessuno di noi aveva mai sperimentato.


Ho imparato tanto su di lei, durante quei giorni interminabili mentre mi intrecciava i capelli bevendo tè in giardino. Mentre io ero ancora una studentessa che studiava le frazioni, lei veniva frustata con una cintura di pelle. Mentre me ne andavo di nascosto con tuo padre, è stata costretta a masticare sassolini. Mentre io giocavo con i miei amici, lei contava i suoi lividi.

Dopo tutto il dolore che ha vissuto, il suo cuore era ancora pieno d'amore.


Mariam era la donna più forte che conoscessi. Nello spazio di un solo secondo, ha salvato entrambe le nostre vite. Ha posto fine alla nostra sofferenza e alla nostra infinita resistenza alla tortura di Rashid. Sapevamo entrambe che i talebani non avrebbero lasciato impunite le nostre azioni. Ci ha costretto a lasciarla e non avevamo scelta. L'abbiamo lasciata sola ad affrontare l'imminente esecuzione. Ma anche in quegli ultimi istanti, era piena di serenità e coraggio. Riesco ancora a vederla salutare con la mano, con il suo sorriso a labbra serrate e il viso triste.


Mariam mi ha dato un futuro, mi ha dato una famiglia. La cosa più importante, Mariam jo, attraverso il suo sacrificio, sono stata in grado di darti il dono della vita.

Hai il nome di un pari—un angelo. Un angelo che l'Afghanistan non era pronto a salvare. Ma il suo amore vive dentro di te e dovrai portare questo amore al mondo.


Tua madre,

Laila.

 

A LETTER TO A DAUGHTER. What future is there for the women of Afghanistan?


I have been very impacted by the recent dramatic events connected with the withdrawal of the US military from Afghanistan and by the effects of the takeover of the country by extremist groups on the status of the rights of girls and women. What future will they have if they are truly deprived of the right to education?


Looking at the images of girls segregated in school and in their classes, I imagined writing a letter that followed the novel "A Thousand Splendid Suns" by Khaled Hosseini, which I had the opportunity to study at school.


I wrote in the voice of Laila, one of the protagonists of the story, who writes to her daughter Mariam on her 15th birthday. In the letter, Laila describes to her daughter the importance of her role as a woman in 21st century Afghanistan, and how education is the only weapon that women today have to get out of cycles of misogyny, albeit only with their minds and their ideas.


In fact, at the end of Housseini's novel, Laila chooses to become a teacher and to dedicate her life to the children of her country. I imagined that Laila would be determined to spread knowledge and motivation to her daughter as much as she would to her students, evoking the power of womanhood, even in the dramatic situation of a country torn by war and oppression like Afghanistan. I imagined little Mariam as a mirror of today's young Afghans who want education, career opportunities, and a society with fewer restrictions.


But I am distressed by the difficult reality of Afghan girls, a little older or a little younger than me, with an adverse fate who are denied the right to education today in the name of a political or religious ideal that discriminates against them. How can we protect them? How can we not make them feel lonely and helpless?


I ask myself this, and I address my prayer and hope of salvation for the future.


My beloved daughter,

I am writing to you today, on your fifteenth birthday. You are now old enough now, bachem, to know the story of your name, which is bound up in the story of the woman it once belonged to.


I know I'm not a perfect mother; I was never taught how to be. Perhaps it was the one lesson my father never taught me. My mother, who barely spoke to me, could never teach me what I learned in the few years I spent with Mariam. With her, I was given another chance, the chance to raise you the right way. I must share this story to help you understand who you are, and the importance of your role in this country of ours, now that you have become a woman.

As I write this letter, I can feel my father looking down on us with approval. I still remember his words, reminding me that I could be anything I wanted. Only now, as a mother and as a teacher, do I realize the importance of his hopes for me.


Mariam and I were very different. From the day I became the subject of Rasheed's desires, we were quick to become rivals. I was young and naive, and it took me some time to see her for what she really was. Although neither of us would have expected it, despite all the hatred, Mariam has become like a mother to me. As we shared our stories, we realized that the bond we had was special, something none of us had ever experienced.


I learned so much about her, during those endless days braiding her hair and drinking tea in the yard. While I was still a schoolgirl studying fractions, she was being whipped with a leather belt. While I would sneak away with your father, she was forced to chew pebbles. While I would play with my friends, she would count her bruises.


After all the pain that she lived through, her heart was still full of love. Mariam was the strongest woman I knew. In the space of a bare second, she saved both our lives. She put an end to our suffering and our infinite endurance of Rasheed’s torture. We both knew the Taliban would not let our actions go unpunished. She forced us to leave her, and I had no choice.


We left her alone to face the impending execution. But even in those last moments, she was full of serenity and courage. I can still see her waving goodbye, with her tight-lipped smile and long face.


Mariam gave me a future, she gave me a family. Most importantly, Mariam jo, through her sacrifice, I was able to give you the gift of life.


Your mother,

Laila

Photocredit @UNICEF

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