Il silenzio non è consenso
- Lara Savini
- 17 ore fa
- Tempo di lettura: 5 min

di Lara Savini
Sentiamo spesso parlare di "consenso", ma cosa vuol dire davvero? Specialmente per noi giovani, capire i confini e l'intimità a volte può essere un rebus. Potrebbe sembrarci anche una parola complicata, ma in realtà è la chiave per vivere ogni rapporto in modo sereno e rispettoso. Pensiamo a quando si inizia a frequentare qualcuno, si esce insieme o si parla online: in tutte queste situazioni, il "sì" dell'altra persona è fondamentale e non possiamo mai darlo per scontato!
Basta fraintendimenti e situazioni imbarazzanti, capire il consenso è più facile di quanto crediate e vi cambia la vita, rendendo ogni relazione più autentica e sicura. In questo articolo, capiremo insieme in modo chiaro e con esempi pratici come far diventare il "sì" e il "no” i pilastri di ogni rapporto.
Il consenso: molto più di una semplice parola
Il consenso è la base di ogni incontro rispettoso e paritario. Non si tratta di un'implicita accettazione, di un silenzio/assenso o di un “forse”, bensì di un accordo attivo, libero e consapevole tra le persone coinvolte a partecipare ad una specifica attività (sessuale o non). Vediamo cos'è nello specifico il consenso.
Un "Sì" entusiasta, volontario e informato (è fondamentale che ci sia la consapevolezza di ciò che sta per accadere): se proponiamo ad una persona di fare qualcosa e ci risponde "Mi piacerebbe molto!" oppure “ Sì, assolutamente! ”, manifestando un linguaggio del corpo aperto e positivo, il consenso c’è.
Un consenso specifico (il consenso per una determinata azione non implica il consenso per altre): un bacio, ad esempio, non implica un obbligo a proseguire con altre attività. Ogni passo richiede un consenso specifico.
Un consenso revocabile/reversibile: il consenso può essere ritirato in qualsiasi momento, anche se l'attività è già iniziata. Se una persona cambia idea, l'altra deve rispettare la sua decisione immediatamente.
Un consenso senza coercizione: il consenso dato sotto pressione, manipolazione, minaccia o influenza di alcol o droghe non è valido. Immaginiamo se qualcun* è ubriac*: non ha la testa per capire davvero cosa sta succedendo, quindi in quel momento non può dare un consenso reale. Perché un "sì" sia vero, la persona deve essere sveglia, lucida e capace di decidere liberamente cosa vuole fare.
Sfatiamo miti e credenze comuni (errate)
Non lasciamoci ingannare da alcune idee e credenze sbagliate sul consenso:
"Il silenzio significa assenso”: il silenzio non è mai consenso, un linguaggio del corpo chiuso o a disagio, esitazione, un "non lo so", un "forse" detto con incertezza non è consenso. L’ assenza di un "no" non è un "sì”.
"Se siamo fidanzati/sposati, il consenso è scontato”: in ogni relazione, indipendentemente dal legame, il consenso deve essere dato per ogni attività sessuale ogni singola volta. Non importa da quanti anni si sta insieme, se quel giorno non voglio fare una determinata cosa, tu non puoi costringermi a farla.
"Se ci siamo spinti fino a un certo punto, ormai dobbiamo continuare": non esiste un "punto di non ritorno" in cui il consenso non sia più necessario. Se, per esempio, accetto di ballare con te, questo non ti dà il permesso di toccarmi in modo inappropriato. Il consenso va chiesto e dato per ogni specifica azione, in ogni momento.
Domandare, ascoltare, accettare
Il consenso è strettamente legato al rispetto per l'altra persona e alla capacità di comunicare apertamente e onestamente i propri desideri e limiti. Nel contesto intimo, il consenso è una comunicazione chiara, fondata sul rispetto dei confini personali reciproci. Al contrario, la mancanza di consenso è una forma di violenza e una violazione dei diritti umani. Il consenso, infatti, trasforma un potenziale atto di sopraffazione in un'esperienza condivisa e positiva.
Quindi, concretamente, cosa dobbiamo fare per assicurarci che ci sia consenso?
Non dare nulla per scontato e chiedere in maniera esplicita e diretta: “Ti va di... ?”, “Che ne pensi se... ?”
Ascoltare attivamente, prestare attenzione non solo alle parole, ma anche al linguaggio del corpo e alle esitazioni. Il consenso si può dare in diversi modi, anche non verbali, che si imparano a conoscere sempre meglio con il tempo e la progressiva intimità del rapporto.
Rispettare i "no": un "no" deve essere rispettato senza discussioni o tentativi di persuasione. Se l’altra persona ci dice "Non mi sento a mio agio a fare questo”, dobbiamo rispettare immediatamente la sua decisione e non farlo.
Sentirsi liber* di dire "no": dire "no" è un nostro diritto, e non dobbiamo sentirci in colpa per questo. Se, ad esempio, non ci sentiamo pront* per un rapporto intimo, è assolutamente normale e giusto dirlo. Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo e rispettare i nostri tempi e desideri, senza farci pressioni.
La cultura del rispetto a partire dall’infanzia
È cruciale che dalla tenera età si acquisisca la consapevolezza dell’importanza del consenso in ogni tipo di rapporto, che sia con un* amic*, un* familiare o un* partner. Dare o ricevere un "sì" consapevole, sapendo bene cosa si vuole e cosa vuole l'altro, dipende da come impariamo a gestire le nostre emozioni fin da bambin* e dall'educazione affettiva e sessuale che riceviamo.
Imparare a decidere per il nostro corpo e comprendere l' autonomia delle altre persone rispetto al proprio corpo ci aiuta ad affrontare il mondo delle relazioni, specialmente quelle intime, in modo sicuro e rispettoso, capendo bene cosa provano le altre persone.
Infatti, è fondamentale capire fin da piccol* che il nostro corpo è solo nostro. Imparare a dire "questo mi va bene" e "questo non mi va bene" è importantissimo. Ad esempio, se da bambin* ci insegnano a chiedere: "Posso darti un abbraccio?", quando saremo più grandi ci verrà naturale chiedere: "Posso baciarti?". Altrettanto importante è ascoltare attivamente ed accettare consapevolmente i "sì" e i "no" altrui. Questo ci aiuta a rispettare i nostri confini e quelli delle altre persone.
Un altro aspetto importante è imparare fin da subito a dire "no" e ad accettare i "no" degli altri/delle altre. Questo ci aiuta a capire che nella vita non sempre si ottiene ciò che si vuole, e che i rifiuti o i fallimenti sono normali.
Anche imparare a parlare del consenso al di fuori del contesto sessuale è molto importante. Molte volte la parola “consenso” viene menzionata solo in contesti sessuali, ma la possiamo rendere parte delle conversazioni quotidiane utilizzandola per qualsiasi richiesta di permesso. Ad esempio, se da subito ci viene insegnato a chiedere "Posso prendere in prestito questo tuo gioco?”, chiedere il consenso diventerà naturale anche quando saremo più grandi. Così, prima di inviare una foto intima a qualcuno, ci verrà automatico assicurarci e chiedere se è d'accordo nel riceverla.
Il futuro siamo noi
Dopo questa panoramica generale della definizione del consenso, dovremmo essere consapevoli che siamo noi la generazione che può davvero fare la differenza. Abbiamo il potere di costruire un futuro in cui le relazioni sono basate sul rispetto più profondo, dove ogni "sì" convinto e consapevole è un' occasione per condividere una gioia reciproca e ogni "no" viene accolto e accettato senza esitazione. Ricordiamoci che la nostra voce conta, i nostri confini sono sacri, e i nostri corpi sono solo nostri. Il consenso è un regalo prezioso che ci facciamo a vicenda, un modo per dire: "Ti vedo, ti ascolto, ti rispetto". È la chiave per vivere relazioni autentiche, sane, libere ed appaganti.
Fonti:
https://www.amnesty.ch/it/campagne/violenza-sessuale/come-assicurarsi-del-consenso-del-la-partner
https://www.amnesty.ch/it/campagne/violenza-sessuale/perche-il-reciproco-consenso-e-fondamentale
https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2020/09/iolochiedo_azione_giovani_def.pdf
https://www.unicef.it/media/amore-e-consenso-san-valentino-piu-che-dire-si/
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