Disuguaglianza di genere nel lavoro di cura
- martinatundo
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 ore fa

di Martina Tundo - Youth Advisory Board
Oggi vi parlerò del lavoro di cura e di come quest’ultimo sia cambiato con il periodo del COVID-19, ma prima vorrei scindere l'espressione stessa e analizzare i due termini singolarmente.
Il lavoro, oltre ad una fonte di guadagno, rappresenta un elemento essenziale di relazione. La cura, invece, racchiude l'insieme di tutte le attività che promuovono il benessere fisico ed emotivo. Personalmente, considero il lavoro di cura come una delle forme più alte di lavoro e ritengo sia importante riconoscerne il valore all'interno nella nostra società.
Cosa rappresenta il lavoro di cura?
Il lavoro di cura rappresenta tutte quelle pratiche di lavoro domestico non formale svolte a favore di soggetti non indipendenti, come bambin*, anzian* e persone con gravi disabilità. Nella maggior parte dei casi, non è economicamente retribuito o formalizzato e per questa ragione spesso viene definito come responsabilità di cura e non visto come lavoro.
Nella nostra società, questa tipologia di lavoro è quasi sempre associata al ruolo della donna, e raramente il carico e la responsabilità derivanti vengono condivisi da altri familiari. Per tale ragione, riconoscere il genere di chi cura ci aiuta a chiarire i "diritti dei caregivers", che oggi oscillano tra l'obbligo affettivo in ambito familiare e la necessità di un riconoscimento di una tutela in ambito economico, professionale, assicurativo, previdenziale e psicologico.
Il lavoro di cura spesso può risultare invisibile agli occhi delle altre persone, ma è proprio quando viene meno che la fatica impiegata e l'assoluta necessità di queste funzioni emergono di più.
Abbiamo già detto che la figura della donna è spesso la principale protagonista in questo settore, portandola a volte anche a scegliere carriere inerenti, ma tale fenomeno genera la convinzione che queste attività siano 'naturali' o 'tradizionali' per le donne, spingendole così a sentirsi più portate, o addirittura in dovere di svolgere determinate mansioni, in ambito domestico e/o lavorativo.
Il lavoro di cura influenzato dal COVID-19
Ormai sono passati 5 anni dall’inizio della pandemia, è vero, ma è importante capire come sia cambiato il lavoro di cura in questi ultimi anni.
Durante il COVID-19, lo smart working ha rappresentato una soluzione fondamentale, permettendo a molte persone di non perdere il proprio lavoro, ma ha anche portato ad un incremento delle disparità di genere, soprattutto negli stessi nuclei familiari.
Secondo me, il Covid è un buon esempio di come molti carichi lavorativi generalmente affidati a figure esterne alla famiglia come babysitter, operatori sociosanitari e badanti, siano ricaduti prevalentemente sulle figure femminili.
Un'indagine del 2020 ha rilevato che il 68% delle donne lavoratrici, in una coppia eterosessuale, durante la pandemia ha dedicato più tempo al lavoro domestico rispetto al periodo pre lockdown, il 29% ha impiegato lo stesso tempo e solo il 3% ne ha impiegato di meno. In Italia, questo ha portato ad una riduzione della capacità delle donne di contribuire al reddito familiare, con l'uso maggiore del congedo straordinario, principalmente da parte delle madri, quando il carico di lavoro diventava insostenibile. Ciò ha avuto inevitabili conseguenze sull'aumento del divario salariale. In questo contesto, il lavoro flessibile da remoto ha finito per incrementare ulteriormente il carico sulle donne, sia in casa che sul mercato del lavoro, rappresentando un chiaro esempio di disparità di genere.
Con il lavoro da remoto, infatti, molte donne hanno visto aumentare il lavoro domestico e la gestione della casa e della famiglia, dei figli e delle figlie, a causa della chiusura delle scuole. Impossibilitate a delegare, le mamme hanno dovuto gestire tutto insieme, spesso supportando anche la propria prole nelle attività scolastiche. Di conseguenza, molte donne, quando possibile, hanno modificato i propri orari di lavoro per affrontare queste responsabilità, evidenziando una disparità di genere.
Perché è importante ricordare l'Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile?
In questo caso, è doveroso ricordare l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 , il quale mira a raggiungere l’uguaglianza di genere seguendo due strade: ponendo fine a tutte le forme di discriminazione, violenza e pratiche dannose contro donne e ragazze, e garantendo la partecipazione attiva femminile in ambito educativo, politico ed economico. Nello specifico, l'obiettivo 5 include la necessità di riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e domestico non retribuito, anche attraverso la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale, e la promozione di responsabilità condivisa all’interno della famiglia.
Dalla mia prospettiva, noto lo sforzo da parte della mia generazione nel cercare di allontanare l’idea che il lavoro di cura debba essere necessariamente associato solo alla figura femminile, ma non è abbastanza.
Il lavoro di cura è una delle forme di lavoro più importanti che esistano, in quanto ha un valore enorme per la nostra società. Ci deve essere una svolta che permetta di dargli più dignità, e di non considerarlo non solo 'una cosa da donne'.
Note
コメント