Verità selettive: quando la giustizia non è imparziale
- Alpha Oumar Diallo
- 30 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 lug

di Alpha Oumar Diallo
La parola "giustizia" dovrebbe rappresentare, a mio avviso, verità, equilibrio, protezione. Troppo spesso, però, osservando ciò che accade nel mondo, mi rendo conto che la giustizia non è uguale per tutti/e. Mi sembra che la bilancia tenda quasi sempre nella stessa direzione, e che i/le più deboli paghino per colpe che non hanno. Da studente mi chiedo: che significato potrebbe avere una giustizia "manipolata"? La legge è veramente uguale per tutti/e?
All'ingresso di ogni tribunale si legge: "La legge è uguale per tutti/e". Penso che questa frase esprima bellezza, forza e giustizia. Tuttavia, nella pratica non è sempre così. Ad esempio, se una persona potente commette un errore, può contare su avvocati costosi, tempo, contatti e strategie per difendersi. Al contrario, una persona comune che finisce sotto processo spesso non possiede i mezzi per affrontare un sistema complicato, lento e difficile da comprendere.
Così, la legge rischia di diventare uno strumento che avvantaggia chi ha già potere invece di proteggere chi non ne ha.
Penso al mio paese d'origine, dove la strumentalizzazione politica della giustizia è un aspetto preoccupante. Politici accusati di corruzione, abuso di potere o altri gravi reati spesso non subiscono conseguenze reali. A volte vengono assolti per mancanza di prove, altre volte i processi si chiudono per prescrizione. Intanto chi denuncia tali situazioni rischia la carriera o viene messo a tacere.
In molti paesi la giustizia non si amministra in nome del popolo ma in funzione degli interessi del potere o di chi ha più influenza. Questa realtà colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione, incapaci di difendersi o di accedere a un'assistenza legale dignitosa. I/le detenuti/e in attesa di giudizio rimangono per mesi, se non anni, in carceri sovraffollate, spesso senza mai essere ascoltati/e da un giudice.
Attivisti/e, giornalisti/e, oppositori politici e semplici cittadini/e vengono processati per reati costruiti ad arte. Le sentenze sembrano rispondere più agli ordini del governo che al diritto.
Le organizzazioni per i diritti umani, sia locali che internazionali, denunciano da anni queste derive autoritarie. Tuttavia, la loro voce viene spesso ignorata, e a volte chi osa sollevare il velo su queste ingiustizie corre gravi rischi personali.
Tutto ciò mi fa pensare che la giustizia molte volte non dipenda solo da ciò che è giusto o sbagliato, ma da chi sei, quanto conti e chi hai alle spalle.
Le ingiustizie non riguardano solo grandi nomi o casi famosi. Spesso, sono le persone comuni a pagare il prezzo più alto. Una madre che non ottiene giustizia per il figlio vittima di violenza. Un lavoratore licenziato ingiustamente. Un/a giovane migrante che viene trattato/a con sospetto anche se non ha fatto nulla. In tutti questi casi, la giustizia appare fredda, lenta e distante.
Vedere che chi ha il potere riesce a sfuggire alle regole mentre chi è più debole le subisce, fa male.
Quello che noi vogliamo, quello che pretendiamo, è una giustizia vera. Una giustizia del popolo, dal popolo e per il popolo. Non vogliamo più una giustizia a due velocità.
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