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Progettare spazi inclusivi : verso città più eque e resilienti

Aggiornamento: 16 set


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di Lara Savini

Avete mai riflettuto sulla struttura delle nostre città? Spesso percepiamo gli spazi urbani come neutri, ma in realtà, la loro progettazione ha storicamente rispecchiato una prospettiva prevalentemente maschile, trascurando le esigenze specifiche di donne, bambini, anziani e persone con disabilità.

Oggi, il concetto di città inclusiva emerge come un approccio fondamentale per creare ambienti urbani più equi e vivibili per l'intera comunità.


Le disparità nell’uso degli spazi urbani ⚖️


L'utilizzo della città varia significativamente tra uomini e donne. Ad esempio, la mobilità femminile è spesso caratterizzata da spostamenti "a tappe" (il cosiddetto "trip-chaining"), che combinano esigenze lavorative, di cura e familiari, utilizzando maggiormente i mezzi pubblici e gli spostamenti a piedi. Al contrario, la mobilità maschile tende a privilegiare l'uso dell'automobile per spostamenti diretti casa-lavoro. Questa differenza nell'uso delle infrastrutture evidenzia la necessità di una pianificazione che tenga conto di percorsi pedonali sicuri, illuminazione adeguata e trasporti pubblici efficienti. Inoltre, la scarsa rappresentanza femminile nella politica locale, con solo il 36% di consigliere comunali e il 15% di sindaci in Europa, limita la piena integrazione delle diverse prospettive nel processo decisionale.


Iniziative Europee per la progettazione inclusiva 🇪🇺


Per fortuna, molte città europee si stanno dando da fare per cambiare le cose ed il programma URBACT ne è un esempio.

Questo programma si pone come attore chiave nella promozione dell'urbanistica inclusiva, in particolare attraverso l'iniziativa "Gender Equal Cities", una piattaforma con l’obiettivo di scambiare esperienze e buone pratiche tra le città, coinvolgendo le varie autorità provenienti da tutti i paesi membri dell’Unione Europea nella co-creazione di soluzioni innovative. L'idea alla base è molto semplice: ascoltare le donne e le ragazze, capire cosa serve e poi agire.


Esempi concreti includono:


  • 🇸🇪 Umeå, Svezia: dal 2009, ha creato un'iniziativa unica: il "Paesaggio di Genere" (Gendered Landscape). Vengono organizzati dei tour guidati in autobus per scoprire come la città sta cambiando per diventare più inclusiva. Questi tour non si limitano a mostrare i successi, ma mettono anche in luce le disuguaglianze di genere che ancora esistono, coinvolgendo vari attori, dal comune all'università. Questo approccio infatti è fortemente partecipativo: le strategie urbane, come il parco "Freezone" creato con le ragazze, ha permesso di capire meglio le loro aspettative e i loro bisogni, riuscendo a creare  uno spazio pubblico  sicuro e privo di pressioni o di aspettative.


  • 🇫🇷 Villiers-le-Bel, Francia: Nella banlieue parigina, sono state disegnate soluzioni di housing sociale pensate specificamente per genitori single. Questi alloggi includono spazi comuni che favoriscono la socializzazione tra residenti e contribuiscono a creare una percezione generale di maggiore sicurezza.


  • 🇵🇱 Poznan, Polonia: Il Consiglio delle Donne di Poznan ha svolto un'analisi approfondita dell'impatto di genere delle politiche della città. Tra le loro azioni più incisive c'è stata la mappatura delle strade dedicate alle donne (trovandone solo 38 su 500!). Questo ha spinto a promuovere l'adozione di nomi di figure femminili per 26 nuove strade, un gesto simbolico ma potente per aumentare la rappresentazione e il riconoscimento delle donne nella memoria urbana.


  • 🇦🇹 Vienna, Austria: Considerata una pioniera nell'urbanistica di genere fin dagli anni '90 poiché integra questo approccio in tutti i livelli della pianificazione urbana. Nel quartiere di Mariahilf, per esempio, sono stati progettati  percorsi pedonali più sicuri, spazi pubblici accessibili e un'illuminazione migliorata. I parchi e le aree ricreative sono stati co-progettati con la comunità per rispondere alle esigenze di tutti i generi e fasce d'età.


  • 🇮🇹 Milano, Italia: Anche in Italia si stanno muovendo passi importanti. Milano è stata la prima città italiana a realizzare un atlante di genere, il quale è allo stesso tempo  sia un progetto di ricerca che una metodologia sviluppata da Sex & the City per esaminare gli spazi urbani attraverso una lente di genere, individuando carenze e opportunità in diverse zone. Questa iniziativa è selezionata dall’ EIGE (European Institute for Gender Equality) fra le 12 buone pratiche sul Gender Mainstreaming per l’European Green Deal.



Il modello della “città dei 15 minuti" 🕒


Integrare la prospettiva di genere nella pianificazione urbana non solo mira a ridurre le disuguaglianze socio-economiche, ma contribuisce anche a costruire città più resilienti. Un principio chiave per una città inclusiva è la prossimità, ben rappresentata  dal modello della "città dei 15 minuti". Questo modello promuove un ambiente urbano dove  la maggior parte dei servizi essenziali (negozi, scuole, uffici, strutture sanitarie, spazi verdi e luoghi di svago) possono essere raggiunti a piedi o in bicicletta, entro un quarto d'ora dalla propria abitazione. Questa configurazione riduce la dipendenza dall'automobile, migliora la qualità dell'aria e favorisce uno stile di vita più sano. Inoltre, rende la città più accessibile per chi ha responsabilità di cura o limitazioni nella mobilità, spesso donne, anziani o persone con disabilità, facilitando il loro accesso a tutte le opportunità urbane e garantendo loro una maggiore autonomia e sicurezza negli spostamenti quotidiani.



Una città inclusiva si fonda su principi di vitalità, diversità, autonomia e rappresentanza, garantendo che ogni cittadin* possa accedere in sicurezza e con libertà a servizi e opportunità.  Promuovere l'uguaglianza di genere nella progettazione urbana è un passo fondamentale verso la creazione di spazi che rispecchiano e valorizzano la complessità e la diversità della nostra società.

Quali di questi approcci o esempi vi sembra più promettente per il futuro delle nostre città?



Fonti:

La città femminista – La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini della geografa canadese Leslie Kern (Treccani, 2021).

Criado-Perez C. (2020), Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano, Torino, Einaudi.


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Le opinioni riportate negli articoli di questo blog non riflettono necessariamente le posizioni ufficali dell’UNICEF ma sono espressione libera dei e delle giovani Bloggers

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