Come si può combattere l'overtourism in Sardegna?
- emmabiolchini19

- 25 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 16 set

di Emma Biolchini
Nel 2024 la Sardegna ha registrato 18,9 milioni di presenze, un dato in forte aumento rispetto alla media di 16 milioni degli anni precedenti. Anche quest’anno l’isola si confronterà con il turismo di massa, che colpisce specialmente il nord della regione: infatti secondo i primi dati, 1 turista su 10 ha scelto la Sardegna come meta estiva, confermando il fascino dei paesaggi sardi, ma la realtà sotto è ben diversa. Da anni infatti la Sardegna fa i conti con le conseguenze dell’overtourism, che comporta affollamento delle spiagge e dei luoghi turistici, stipendi bassi per i lavoratori nelle villeggiature e danni ambientali. Ovviamente tutto questo non accade solo qui, ma da abitante dell’isola mi chiedo: come si può trovare una soluzione radicale a questo fenomeno?
In primo luogo, secondo il Dizionario Treccani, l’overtourism (o iperturismo) si può definire come ‘Sovraffollamento turistico, concentrato in alcuni periodi dell’anno in città e siti famosi, che provoca o può provocare danni ai monumenti e all’ambiente, oltreché disagi per i residenti.’ Nel caso della Sardegna, ciò si dimostra in episodi come quello di San Teodoro, località nella costa nordorientale, che passa dai 5 mila abitanti invernali alle 70mila o addirittura 100mila presenze in agosto. Un altro caso emblematico è quello di Arzachena, prima città visitata durante il turismo estivo, che come altre località turistiche deve fare i conti con la gestione dell'immondizia, dell’acqua, dell’energia elettrica e dei parcheggi.
Piccoli problemi che se sommati a decine di località dell’isola diventano un problema impellente, al quale la regione Sardegna cerca un rimedio da anni. Infatti l’overtourism impatta principalmente l’ambiente, se si pensa per esempio alla sottrazione di sabbia marina da parte dei 250 bagnanti giornalieri a Cala Santa Maria, o più banalmente l’incorretta gestione dell’immondizia. Ma tale fenomeno è più radicato di quanto si possa pensare, e danneggia anche i lavoratori sardi: la giornalista Cristina Nadotti nel suo libro ‘Il turismo che non paga’ ha evidenziato le condizioni di lavoro grigio di chi lavora stagionalmente in posti come la Costa Smeralda o Alghero, e quindi di stipendi bassi e contratti non rispettati.
Anche quest’anno l’isola si trova sulla linea dell’iperturismo, e la Regione cerca diverse strategie per contrastare il fenomeno.
TASSA COMUNALE
Come in molte altre regioni, la Sardegna da anni sceglie di fare pagare una tassa comunale ai non residenti, che se anche non viene interamente utilizzata per interventi legati al turismo, rimane lo stesso una preziosa risorsa per i comuni.
DISTRIBUZIONE DEI FLUSSI TURISTICI
Nel 2024 si è registrato un incremento di presenze in bassa stagione in coincidenza con specifiche iniziative di marketing e di comunicazione. Ad esempio, a ottobre 2024 “Noi camminiamo in Sardegna” ha attratto camminatori, escursionisti, blogger, mentre il capodanno in 17 piazze con artisti nazionali e 200 mila partecipanti ha posizionato la Sardegna come meta del turismo invernale.
CHIUSURA DELLE SPIAGGE
Dal momento che l’isola è conosciuta e frequentata principalmente nel periodo estivo per le sue bellissime spiagge, alcune di esse sono state rese a numero chiuso o con obbligo di prenotazione. Per esempio, per accedere a Cala Goloritzè bisogna prenotarsi almeno 72 ore prima sulle app specifiche dedicate, dal momento che la spiaggia ha una capacità massima di 250 persone, e pagare una tassa di 7 euro.
PROGETTI INNOVATIVI
Per gestire meglio il flusso dei turisti, sono state create diverse applicazioni che consentono ai visitatori di poter recarsi anche nelle spiagge a numero chiuso. Inoltre, gli studenti dello IED di Cagliari si sono impegnati per creare nuovi progetti contro l’overtourism. Un esempio è ‘Baldo’, un gioco esperienziale dal vivo, concepito per valorizzare luoghi isolati e poco conosciuti attraverso un’esperienza turistica unica e interattiva.
L’iperturismo si trova a minacciare principalmente i lavoratori delle località turistiche, sopraffatti di lavoro, e gli stessi abitanti, che non possono vivere tranquillamente nei loro territori. Consentire oggi il turismo di massa in Sardegna significa purtroppo permettere un’eccessiva antropizzazione in quei luoghi considerati i più belli al mondo, ma d’altra parte bisogna anche fare i conti con il fatto che il turismo è la principale fonte di reddito per l’isola.
Qual è quindi la soluzione? L'opzione di un turismo ecologico e rispettoso dell'ambiente oggi non è più trascurabile, ed esso si manifesta nella predilezione di esperienze autentiche, che rispettano il territorio e ti permettono di conoscerlo a fondo. Sono infatti nate delle esperienze e dei gruppi che organizzano itinerari incentrati a promuovere la conoscenza e il rispetto per i luoghi e le comunità che accolgono le nostre attività.
La Sardegna è molto di più delle spiagge e località balneari, ma una terra ricca di sorprese anche nell’entroterra, talvolta poco valorizzato e che oggi sta vivendo una forte crisi di spopolamento. L’iperturismo ci costringe a guardare in faccia la realtà e accorgerci che la tutela del territorio passa anche per la tutela dei suoi abitanti, dei suoi lavoratori e della sua identità regionale.
Proprio nel momento storico in cui la crisi climatica è dettata anche da fenomeni come questo, la scelta di un ecoturismo deve essere rafforzata.
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