top of page

Perchè 300mila giovani lasciano il Sud?

ree

di Irene Iobello

“No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà.”

La più famosa citazione di Guido Dorso, intellettuale e politico italiano, tratta da “La rivoluzione meridionale”, scritto nel 1924, risuona oggi più attuale che mai al Sud e, in particolare, ai suoi giovani.


Infatti il Mezzogiorno è protagonista di uno scenario di doppia emigrazione: verso il Centro-Nord dell’Italia e verso l’estero. Il rapporto Svimez 2025, non a caso intitolato “Freedom to move, right to stay”, stima che tra il 2019 e il 2023 sono più di 69mila i giovani tra i 25 e i 34 anni partiti dal Mezzogiorno per l’estero, di cui quasi un terzo laureati.


Ma è l’emigrazione dentro il Paese la più consistente: negli ultimi cinque anni oltre 209mila giovani hanno lasciato il Sud per le regioni centro-settentrionali, in particolare dalle aree interne. La peculiarità di questa emorragia è la selettività: ad andarsene sono soprattutto i più istruiti, con la perdita di 115.700 giovani laureati.


I motivi sono diversi, ma interconnessi e organici alla secolare questione meridionale. Le prospettive occupazionali, sia in termini di accesso al lavoro, sia di stabilità e di livelli salariali, sono requisiti imprescindibili per assicurare una qualità della vita alta e l'accesso a servizi pubblici efficienti. Incide anche la percezione di un sistema lontano dalle pari opportunità dell’art.3, e dove l’ascesa sociale non è garantita dalla propria formazione e competenze.


Eppure l’esodo non può essere interpretato esclusivamente come perdita, bensì anche come mobilità sociale collettiva. Giovani qualificati che, trasformando un vincolo in opportunità, vanno a formare la nuova classe dirigente altrove: è il caso della nuova generazione di amministratori del Nord nati al Sud, che occupano posizioni di responsabilità negli enti locali e nelle istituzioni universitarie. In questa lettura si comprende la contemporaneità della teoria dorsiana dei “cento uomini D’acciaio” , i futuri giovani che il meridionalista poneva a capo del definitivo riscatto del Sud, la tanto ambita rivoluzione meridionale.


La realizzazione professionale e personale degli “spatriati” costituisce un valore aggiunto tanto per i territori che li accolgono, che per la loro terra d’origine, grazie a reti e capitale umano che rimangono stretti, pur a distanza.

Nonostante la chiave d’interpretazione arricchente, oggi più che mai rimane l’urgenza , innanzitutto politica, di creare le condizioni per la nostra possibilità di scelta.

Restare e tornare non possono essere atti di resistenza individuali, partire deve diventare una decisione libera e consapevole.


Noi giovani meritiamo risposte serie e concrete, non ci rassegniamo a leggere solo cifre in negativo sul calo demografico non solo del Sud, ma dell’Italia intera.


Fonti:

-Istat, Rapporto annuale 2025, La situazione del Paese

paese-il-volume/


-Rapporto Svimez 2025, L’economia e la società del Mezzogiorno


-La rivoluzione meridionale, Guido Dorso (2025)


a-studio-gesi-djh0izi6L’ECO

Logo di U-report on the Move
Logo dei Sustainable Development Goals
Logo di U-report on the Move
united-nations-childrens-fund-unicef-vector-logo_edited.png

Le opinioni riportate negli articoli di questo blog non riflettono necessariamente le posizioni ufficali dell’UNICEF ma sono espressione libera dei e delle giovani Bloggers

  • Instagram
  • Facebook
  • Twitter
  • YouTube
bottom of page