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Il valore perduto della ricerca nell'era dell'IA

Aggiornamento: 28 ago

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di Emma Biolchini

Lo scorso marzo Google ha fornito ai suoi utenti uno nuovo strumento di ricerca, ossia l’AI overview: questo servizio fornisce all’utente un riassunto dell’informazione cercata ricavato dal confronto da diversi siti, che mostra un testo generato da IA  prodotto dalle informazioni trovate sui siti inerenti l’argomento ricercato. Uno strumento certamente utile e efficace, ma che presenta d’altra parte un presagio terrificante: abbiamo forse perso la capacità di cercare le informazioni autonomamente? Siamo arrivati a un punto tale in cui anche la più banale nozione ci deve essere riassunta da un’intelligenza artificiale? Questo è uno dei tanti esempi in cui possiamo notare come l’intelligenza artificiale si sta presentando nelle nostre vite, insieme anche al servizio introdotto da Whatsapp, Meta IA, servizio opzionale che usa modelli IA per fornire risposte. Risulta chiaro che anche colossi come Google e Meta vogliono rapportarsi con Chat GPT, ma non avremo forse oltrepassato la linea? 



Fare di tutta l'erba un fascio, in questa situazione, è controproducente, e arrivare a pensare che l'IA non possa essere utilizzata in nessun ambito è assolutamente sbagliato. Come in molti casi, il problema sta nell'uso che ne fa l'uomo, e in questo caso, il problema è il modo in cui la maggior parte delle volte l'intelligenza artificiale viene usata. Gli stessi fondatori hanno dichiarato che tra le mansioni principali di ChatGPT c’è quella di correggere testi e bozze, scrivere email o usarlo come pianificatore di vita. In un momento in cui l’Italia sta attraversando una forte povertà culturale, dettata specialmente dall’altissimo tasso di abbandono scolastico e dalla inflessione anche nelle prove Invalsi di italiano, perdere lo stimolo dello studio, dell’apprendimento e della ricerca risulterà, in futuro, altamente dannoso e controproducente. 


Bisogna fare i conti, inoltre, con il fatto che nel 2025 l’IA sta rivoluzionando la scuola e il metodo didattico, e non sempre in modo positivo. Secondo un’analisi del Post, ChatGPT viene utilizzato dagli studenti soprattutto per scrivere i temi e per fare le versioni di greco e latino, ma anche per farsi spiegare concetti difficili, per ripassare e per fare i riassunti. Se da una parte lo strumento si può rivelare vantaggioso nel momento in cui è sfruttato come una fonte innovativa di apprendimento, dall'altra è quasi spaventoso che una parte degli studenti italiani si debbano affidare all'IA per scrivere un tema.


Ma la realtà dietro l'intelligenza artificiale comporta anche dei possibili dubbi etici: infatti, uno studio condotto nel dicembre 2024 dalla Penn University ha dimostrato una correlazione negativa tra l’uso dell’IA per compiti scolastici e le capacità di problem solving degli alunni. Un altro studio condotto in Australia evidenzia che l’iperdipendenza all’intelligenza artificiale ha un impatto significativo sulle abilità cognitive, decision making e ragionamento analitico. 


La ricerca, la voglia di scoprire e di impegnarsi per cercare delle informazioni affidabili ci dimostrano che siamo umani, e sono il risultato di migliaia di anni in cui l’uomo ha cercato il modo migliore e più semplice per prelevare delle informazioni. Oggi fare una semplice ricerca sfruttando i testi cartacei ci sembra impossibile, mentre usare un’intelligenza artificiale per qualsiasi evenienza ci sembra la normalità. Ciò dimostra anche che alle spalle si trova un problema ancora più grande, ossia l'affidabilità della fonte: è fondamentale, nell’era delle fake news e del fact checking,  saper discriminare tra fonti attendibili e non, finchè non si trova quella migliore, e soprattutto, più affidabile. D'altra parte, ChatGPT non è sempre preciso, ma anzi genera risposte basate sui modelli dei suoi dati di addestramento piuttosto che su ricerche dal vivo, il che significa che a volte può produrre informazioni errate o non aggiornate. 


La battaglia per la cultura oggi è una battaglia contro il culto dell’ignoranza e la deriva dell’anti-intellettualismo, contro le fake news per favorire invece l’accesso a un’informazione corretta. 

L’uso improprio dell’IA potrebbe rafforzare, con gli anni, la povertà culturale italiana, e c’è un solo modo di contrastarla: leggere, pensare autonomamente e sfruttare il proprio pensiero critico. ‘Sapere aude’ era il motto dell’Illuminismo, ‘osa sapere’ è la massima che oggi dobbiamo seguire. 


I modi con cui l’IA può aiutare la società e il mondo del lavoro sono tanti, e sarebbe assurdo pensare che una risorsa come questa non venga utilizzata. Nonostante ciò, l'intelligenza artificiale presenta anche tanti svantaggi, specialmente in ambito etico ed ecologico, ed è proprio in questo momento storico che cultura e ambientalismo si legano in una battaglia per la sopravvivenza dell'umanità. Risk of AI - Assisted Learning on Student Critical Thinking -




FONTI



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Le opinioni riportate negli articoli di questo blog non riflettono necessariamente le posizioni ufficali dell’UNICEF ma sono espressione libera dei e delle giovani Bloggers

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